Commestibilità è la parola su cui ho creato questo blog ad ottobre e in questo post vorrei riassumere il percorso fatto.
L'avventura è cominciata con il primo post in cui avevo la consapevolezza socratica di "sapere di non sapere" molto su questa parola e che la strada sarebbe stata in salita. Da dove partire? Da qualcosa che mi è vicino, il dizionario che oltre a fornire la definizione nella nostra lingua mi ha anche permesso di sapere come si scrive commestibilità nelle altre lingue.
L'aspetto culturale della commestibilità mi ha fatto sognare con il film Into to the Wild e fatto leggere d'un fiato le favole di Fedro banchettando con Circe mentre seguivo le vicende della famiglia Tomasi di Lampedusa e sulle note delle tagliatelle di nonna Pina mi sono ritrovato in cucina che è forse il luogo emblema della commestibilità in quanto è il centro in cui passano gran parte degli alimenti e dove se ne valuta la commestibilità o meno ma prima di arrivarci il cibo deve rispettare delle specifiche tecniche o non appartenere a famiglie di cibi velenosi! Un esempio sono i funghi anche se il pesce palla in arte fugu è un' immagine molto forte della sottigliezza del confine fra commestibilità e velenosità.
Con il passare del tempo ho approfondito gli argomenti stupendomi e divertendomi nel rendermi conto che la commestibilità è caratteristica gettonata tanto da occupare tutte le lettere dell'alfabeto in un ABeCedario e non ci vuole molto a scoprire qualche news sulla ricerca in questo campo, brevetti molto gustosi o semplicemente qualcosa di bizzarro e comico.
Il mio oggetto totem è l'emblema della commestibilità in quanto dietro alla sua dolcezza si nasconde la (quasi) immortalità...
Signore e signori, sir Honey
(Barattolo di miele con honey dipper) |
(Targhette del VII secolo a.C. rappresentanti dee a forma d'ape) |
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